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Il libro è frutto della multiforme attività dell'autore, che si è misurato, praticamente e teoricamente, con l'inafferrabilità della "opera d'arte vivente", come Hegel ha definito lo spettacolo teatrale, insieme di tutte le arti, nonché di politica ed etica, forma collettiva concreta eppure evanescente e fuggitiva, che ha richiesto una mente unica, una figura di nuovo genere che ai primi del Novecento ha reclamato tutti i poteri di palcoscenico: il regista, artista autonomo a pieno titolo da Gordon Craig in poi. Tutti i maestri sono analizzati e discussi, a partire da Goethe per arrivare a Nekrosius, con particolare attenzione all'Italia, da Pirandello e il Teatro d'Arte all'Odescalchi, da Visconti alla regia critica, da Strehler a Fo.